Clara Schumann, un ritratto

Clara Wieck fu una delle più importanti figure femminili dell’Ottocento musicale tedesco, ma divenne celebre come Clara Schumann. Infatti molti la ricordano semplicemente come la moglie del grande compositore romantico e come una brillante pianista: per questo tengo molto a dimostrare ai lettori che Clara fu si questo, ma anche e soprattutto molto altro.

Nacque nel 1819 a Lipsia da Friedrich Wieck, maestro e amante della musica oltre che  proprietario di una fabbrica di pianoforti, e Marianne Tromlitz, pianista e cantante. Considerando anche che il nonno Johann Georg Tromlitz fu un compositore di buona fama nel secolo precedente, possiamo dire che Clara insieme ai suoi  fratelli cresce in un ambiente intriso di passione per la musica che lei assorbì in modo particolare. Il padre si accorse della sua spiccata predisposizione e fin dall’età di cinque anni le iniziò ad impartire lezioni private seguendo i metodi pedagogici di Pestalozzi e Rousseau; contemporaneamente fece anche attenzione a preservare la salute e la forma del suo corpo giovane (combinava studio e attività all’aria aperta), in modo da rendere il suo apprendimento costante, completo ed efficace. Effettivamente questo metodo diede i suoi frutti, permettendo alla piccola pianista di sviluppare una tecnica straordinaria ed impeccabile, così come accadde per Hans von Bülow e per Robert Schumann. Inoltre Friedrich si occupò personalmente dei concerti e delle tournèe che fin da subito Clara iniziò a sostenere, diventando nel giro di alcuni anni una delle concertiste più acclamate e stimate in Europa.

Ebbene, questa è la dote e la professione per cui è più conosciuta e i motivi sono vari e tutti molto importanti: al di là della tecnica, della freschezza, della dolcezza della grande passione interpretativa, nonostante nei primi anni le fu imposto dal padre intransigente un certo repertorio, Clara ben presto riuscì a inserire nei suoi programmi anche pezzi di compositori come Beethoven, Chopin, Bach e Mendelssohn; fu brillante compositrice e ben presto decise anche di suonare sistematicamente in ogni esibizione almeno un brano o una variazione da lei scritta. Inoltre fu una delle prime interpreti a eseguire interi concerti a memoria e a ideare metodi di insegnamento dello strumento che sono adottati ancora oggi.  Tenne in suo primo concerto all’età di dieci anni e ebbe la possibilità di esibirsi davanti a influenti personaggi politici e grandi musicisti come Listz e Paganini, finché nel 1837 fu nominata virtuosa da camera dell’Imperatore.

In quegli anni di grande successo  Clara ebbe al suo fianco una importante figura che accompagnerà la sua crescita: uno dei tanti allievi del padre, Robert Schumann. Si conobbero quando lei aveva appena nove anni e lui  diciassette. Divennero da subito buoni amici e  ben presto si innamorarono. Il padre osteggiò sempre la relazione amorosa tra i due, invidioso del grande talento di Robert e convinto della sua incapacità di saper badare alla preziosa e promettente figlia. Nonostante questo i due si sposarono del 1840.  Il loro rapporto fu sempre sincero, affettuoso e felice anche se Schumann con il passare degli anni divenne un uomo molto instabile e inquieto. Clara però le rimase sempre vicino, assumendo il ruolo di punto di riferimento non solo umano e affettivo, ma anche musicale. Il primo aspetto è testimoniato dalla vasta produzione che il compositore le dedica e scrive pensando a lei: infatti l’animo impetuoso e tormentato dell’uomo trova un’oasi di pace dai suoi demoni e dai suoi pensieri ossessivi proprio nella figura della compagna. Anche se in realtà il personaggio di Clara influenzerà quasi tutta sua la produzione dal 1835 in poi, qui ricordiamo i più importanti casi: “Dieci improvvisi su tema di Clara Wieck” op.5 “Davidsbündlertänze” op.6, Quartetto per pianoforte e archi op.47,  Sonata op.11 e Carnaval op. 9. In particolare ascoltando quest’ultimo pezzo possiamo farci un’idea di come Robert percepisse la figura della moglie dal punto di vista musicale. Il tema è appassionato, dolce, ma anche frizzante e caratterizzato da un costante ritmo puntato; un’ onda, un impeto che sale in alto e riscende con morbidezza. Questo è il ritratto sentimentale e musicale di Clara e riflette il suo modo di suonare passionale e creativo. Inoltre possiamo dire che il motivo è stato ripreso dalla tragica scena finale dell’Opera “Marin Faliero” di Donizetti: Clara era molto affascinata dall’opera italiana e Schumann scelse questo tema per sottolineare proprio le sue influenze musicali e le sue ispirazioni.

Oltre che musicista, interprete, fonte di ispirazione e musa Clara Wieck Schumann fu anche una fantastica moglie e madre: con Robert si trasferirono prima a Lipsia e poi a Dresda cercando di conciliare sempre la loro vita con gli impegni lavorativi di entrambi. Partorì ben otto figli, che riuscì a crescere gestendo quasi da sola la casa, la sua personale carriera artistica e l’attività musicale del marito. Infatti con il passare degli anni quest’ultimo diventò sempre più mentalmente instabile: iniziò a soffrire di amnesie e di momenti di completa estraneità e non lucidità, tanto che inizierà a essere continuamente licenziato e mano a mano incapace di comporre. Il disagio di Robert culminò nel tentato suicidio del 1854, al seguito del quale venne internato nel manicomio di Endenich, a Bonn.

Ultima  attività, ma certamente non la meno importante, di cui è necessario parlare è quella di compositrice. Come si è già detto in precedenza, fu sempre solita scrivere originali variazioni su temi famosi, che denotano il suo estro e la sua bravura nel reggere il confronto con i pezzi su cui si apprestava a lavorare. Inizierà a scrivere i primi brani interamente suoi fin dalla tenera età: “Quatre Polonaises” op. 1  furono pubblicate quando aveva dieci anni. Ricordiamo inoltre:  “Caprices en forme de Valse”,” Valses romantiques”, “Quatre pièces caractéristiques”, “Soirées musicales”, un concerto per pianoforte e quello che da molti è considerato il suo capolavoro “Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello” op. 17.  Il punto di forza delle sue composizioni è la spiccata sensibilità e capacità di catalizzare all’interno del mezzo musicale i propri sentimenti più intimi, di attingere alla sua vita per comporre, come farà per tutta la sua carriera anche Schumann.

Le composizioni che testimoniano questo modo di approcciarsi alla musica sono paradossalmente quelle meno conosciute: vale a dire i Lieder (genere tipico del romanticismo tedesco, dove pianoforte e voce interpretano solitamente poesie dei maggior poeti del tempo). Clara ne scrisse un numero abbastanza consistente, per ora ancora poco conosciuti e causa della loro frequente erronea attribuzione al marito.  La produzione liederistica comprende gli anni fra il 1830 e il 1856, durante i quali frequentò insieme a Robert ambienti altolocati sviluppando legami con personaggi di spicco. Infatti comporrà questi Lieder per occasioni come compleanni, eventi di beneficenza, regali( come per esempio quello per la regina danese Carolina Amalia) e così via.  I testi da cui attinse furono di poeti come Geibel, RückertGoethe, Heine, Serre e Lyser, molti di loro conosciuti di persona e amici di famiglia della coppia. I temi trattati sono ovviamente quelli caratteristici del Romanticismo: descrizione e esaltazione dei paesaggi naturali e dei fiori, canti alla luna, riflessioni sull’amore, descrizioni di sogni eccetera.

La grande creatività di Clara riesce ad esprimersi a pieno in questo genere, trovando in ogni lied un modo diverso per rendere musicalmente l’atmosfera, i concetti, le forme poetiche e i sentimenti che il testo le consegna. Infatti ha uno stile e un modo di comporre sicuramente poco schematico: a volte decide di dare il ruolo di spicco al pianoforte e relegare al canto una melodia elementare  che faccia risaltare il testo poetico (“Liebst du um Schönheit”), in altri componimenti invece carica la linea melodica della cantante di pathos, enfatizzato da un grande uso di dinamiche e di variazioni di tempo ( come “Sie liebten sich beide”  e “Er ist gekommen in Sturm und Regen”); tratta in modi diversi lo stesso argomento, come ad esempio la natura in “Liebeszauber” (tema gioioso e frizzante) e in “Die stille lotosblume” (atmosfera sognante e malinconica).

Dopo la morte di Schumann, avvenuta nel ‘56, Clara smise di comporre questo genere. In concomitanza di questo terribile evento che fu per lei sia la perdita dell’uomo della sua vita, sia l’arrivo di ulteriori responsabilità nei confronti della sua famiglia, inizierà a dedicarsi ad un ulteriore fondamentale lavoro per la storia della musica: la conservazione, la cura e la promozione delle opere del marito. A lei infatti dobbiamo la conoscenza completa e ordinata di tutta la musica da lui composta oltre che alla difesa che operò in reazione alle critiche negative fatte in quegli anni al suo operato.

E’ però necessario fare una considerazione: durante il suo lavoro Clara incappò in alcuni “errori” di revisione. Quelli più evidenti di riscontrano nelle edizioni di Carnaval e Davidsbündlertänze.  Infatti per queste composizioni egli si ispira all’estetica del frammento del circolo di Jena e dal romanzo “Considerazioni filosofiche del gatto Murr” di E.T.A.Hoffmann, elaborando un vero proprio sistema di aforismi musicali concepiti però come un dialogo continuo e unitario. Clara  regolarizza le contraddizioni e le particolarità dello stile del marito , mettendo le due barre che indicano la fine di un brano ad ogni frammento, togliendo così l’idea di omogeneità e integrazione originaria.

Ad ogni modo il suo lavoro in quegli anni è stato fondamentale e tutti le siamo debitori.

Trascorse l’ultimo periodo della sua vita come insegnante di pianoforte al conservatorio di Francoforte, unica donna in una scuola esclusivamente maschile. Accanto a lei rimase l’amico e pupillo del marito Johannes Brahms, che venne definito da Robert il musicista del futuro. Il rapporto tra i Johannes e Clara fu sempre di grande amicizia, di sostegno reciproco, di empatia e di rispetto che però non sfociò mai, per quanto ne sappiamo, in una storia d’amore.

Clara soffrì negli ultimi anni di vita di frequenti e intensi dolori fisici, dovuti alla sindrome di sovraccarico, a causa dell’eccessivo lavoro di esercizio al pianoforte che riuscì in parte ad alleviare grazie alle nuove cure di  Friedrich von Esmarch. Passati 5 anni dal suo ultimo concerto avvenuto del 1891, Clara Wieck Schumann morì di ictus.

La sua importantissima figura ha lasciato a tutti noi una grande testimonianza di vita dedicata all’arte, all’amore per la famiglia, alla creatività, all’insegnamento, alla dedizione costante e completa alla musica e penso che conoscere, approfondire e apprezzare la sua eredità di musicista e di donna sia il modo più adatto per ringraziarla.

Aurora Tarantola

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