Bach e l’Italia
di Filippo Simonelli - 8 Novembre 2020
Un Congresso virtuale per un tema fino ad ora troppo poco esplorato
C’è un curioso dato che riguarda la trattazione “accademica” di Bach in Italia: sebbene la sua statura artistica sia universalmente riconosciuta, nel nostro paese sono rarissimi i convegni a lui dedicati, sporadiche le pubblicazioni e ancor più i seminari. Per questo è un segnale importante e sorprendente il fatto che in un momento del genere l’Associazione JsBach.it, che non è neppure formalmente un ente accademico, sia riuscita a costruire il Congresso “Bach e l’Italia” reinventando i contenuti e le forme di un evento così inusuale; ma andiamo con ordine.
JsBach.it si presenta
Il Congresso è stato ideato dall’Associazione JsBach.it, che si occupa di divulgazione musicologica – e non solo – dell’opera del Kantor, online ed offline. A presiedere l’associazione sono le due musicologhe Chiara Bertoglio e Maria Borghesi, che nel corso del tempo e assieme al sostegno di uno staff ben organizzato hanno costruito una community molto affiatata e partecipativa. Sulla pagina Facebook dell’Associazione escono contenuti originali, che vanno da post divulgativi alla rubrica “Un caffè con Jsbach.it”, con cui riescono a creare interazione e interesse nel modo migliore per un social network.
Unendo questo approccio “smart” alla vocazione accademica delle menti del progetto è nata l’idea di tenere questo congresso interamente online. Originariamente doveva essere fatto in presenza, ma dopo il primo lockdown le due ideatrici hanno deciso di puntare interamente sull’online, aprendo di fatto il Congresso ad una internazionalizzazione che forse altrimenti non si sarebbe potuta raggiungere: tutti gli eventi dei sette giorni saranno trasmessi gratuitamente in streaming su Facebook, Youtube e sul sito dedicato dell’Associazione, e successivamente saranno tenuti online per permettere anche una fruizione differita.
Nel corso degli scorsi mesi abbiamo imparato forzatamente a conoscere pregi e difetti dello streaming, ma raramente li abbiamo visti applicati ad un evento di questa caratura accademica e con una simile continuità. Se è chiaro che andrà perdendosi il contatto umano e tutto il fertile incontro reciproco che accompagna il pre ed il post di questi eventi, si può generare una nuova interattività con il pubblico da remoto, auspicabilmente numeroso. L’interattività da remoto a sua volta può allargare lo spazio di discussione ed aprire perfino nuovi spunti di riflessione, su questioni ben note o su nuove problematiche, che riescono spesso ad intrecciare diverse discipline come la pedagogia e il cinema, quest’ultimo arrivando ad approfondire le opere di Pasolini ed Ermanno Olmi.
Bach e l’Italia: una storia complicata
Tra le questioni più interessanti che fanno da filo rosso a questa settimana bachiana non si può non citare il rapporto tra Bach il protestante e l’Italia cattolica, terra dei papi. Un punto di contatto su cui tutti gli ascoltatori bachiani possono facilmente convergere è la forte spiritualità che trasuda da ogni singolo lavoro del Kantor, indipendentemente dalla destinazione. Quel che sappiamo per certo è che Bach aveva una grande ammirazione per la musica che si produceva ai suoi tempi in quella che sarebbe diventata l’odierna Italia, basti pensare alle celebri reinterpretazioni tastieristiche dei lavori di Vivaldi e Marcello. Per approfondire il legame tra Bach e il nostro paese ci sarà un evento speciale, trasmesso in lingua inglese, alle ore 21 di martedì. Il panel, presieduto da Chiara Bertoglio e Maria Borghesi, vedrà affiancati studiosi di fama internazionali ed una figura eccezionalmente ibrida tra quella interpretativa e quella dello studioso, ovvero il clavicembalista Ton Koopman.
Un altro legame forte tra Bach e l’Italia è quello della tradizione organistica, che ha costituito per molti aspetti una porta d’accesso ideale verso il nostro paese alla musica bachiana soprattutto nel periodo del cecilianesimo di Lorenzo Perosi. A questo tema sarà dedicata la tavola rotonda del mercoledì mattina che sarà dedicata in buona parte proprio ai decenni a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento e al loro processo di integrazione tra Bach e lo stile italiano. Ma quando si parla di Italia in musica non ci si limita quasi mai ad una mera espressione geografica, ma ad uno stile compositivo ben preciso che proprio nel barocco aveva trovato uno dei suoi vertici. Per il legame tra Bach e lo stile italiano, che va ben oltre le commistioni con Vivaldi e Marcello già menzionate, è previsto un panel ad hoc nel pomeriggio della stessa giornata alle ore 15. Volendo ci sarebbe effettivamente motivo per trascorrere una settimana intera davanti al pc, ad essere onesti: il programma completo lo trovate qui.
Gli ospiti principali e le sorprese
Una ulteriore peculiarità di questo convegno è la compresenza del mondo accademico e di quello performativo vero e proprio, in modo da risanare la frattura tra teoria e prassi che spesso indebolisce il lavoro di chi opera nella musica o nella musicologia. Sarà interessante vedere alternarsi sullo stesso palco – pur virtuale – figure come quella di Alberto Basso, probabilmente la massima autorità bachiana in Italia nel campo della musicologia, e quella di interpreti che attraversano le generazioni, partendo da due numi tutelari come Bruno Canino e il già citato Ton Koopman, passando per Rinaldo Alessandrini fino a giungere ad Andrea Padova e Maurizio Baglini.
A fungere da cerniera tra questi mondi sono le figure polivalenti della divulgazione, capaci di spaziare in entrambi gli ambiti con sicurezza: è il caso di Giovanni Bietti, ospite della ricchissima tavola rotonda di giovedì 26 ottobre, ma anche della stessa Chiara Bertoglio che oltre ad essere musicologa (e teologa, dato imprescindibile se si parla di Bach), è lei stessa interprete in prima persona. Ad arricchire ancora di più questo connubio saranno i musicisti che si esibiranno la sera del 22, del 27 e in alcuni concerti che andranno anche oltre la conclusione naturale del Congresso. Quale non perdere? L’esibizione del Trio Quodlibet, alle prese con la trascrizione di Bruno Giuranna delle Variazioni Goldeberg per Trio d’archi proprio durante la serata inaugurale.
Bach e l’Italia in prospettiva
Leggendo questo insieme di nomi e proposte è possibile che il lettore si possa rattristare del non potersi godere questo spettacolo di persona; è il caso anche di chi scrive, inutile negarlo. C’è da dire che però, rebus sic stantibus, è probabilmente quanto di meglio ci si potesse attendere, a maggior ragione da una associazione così giovane e con delle difficoltà logistiche altrimenti insormontabile. La parola nei prossimi giorni passerà agli ospiti e ai relatori che animeranno “Bach e l’Italia” a partire da domenica 22 novembre sui canali Facebook e Youtube dell’associazione JsBach.it, in attesa di poter vedere una cosa del genere anche dal vivo o – perché no? – di nuove modalità di fruizione ibrida che permettano la più grande diffusione possibile a queste iniziative. Ne varrà veramente la pena.