Il Quartetto Henao

di ritorno dall’AbsoluteJestTour

Autore: Matteo Macinanti

21 Febbraio 2020

In queste ultime settimane abbiamo seguito il Quartetto Henao durante le loro trasferte a Parma per la stagione della Filarmonica Arturo Toscanini e a Torino per il concerto insieme all’Orchestra Nazionale della Rai.
In programma: Absolute Jest di John Adams, il concerto per quartetto d’archi e orchestra commissionato al compositore americano dalla San Francisco Symphony per il centenario dell’orchestra.

In questa intervista William, Soyeon, Stefano e Giacomo si erano già presentati raccontandoci la storia della loro formazione, la vita quotidiana e i progetti futuri del quartetto Henao.
Qui sotto invece abbiamo raccolto le loro impressioni di ritorno dall’ #AbsoluteJestTour.


Stefano: Nelle due settimane scorse abbiamo avuto la possibilità di eseguire con l’orchestra della Fondazione Arturo Toscanini di Parma e con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino il brano Absolute Jest scritto da John Adams per quartetto d’archi e orchestra. La prima parola che vorremmo spendere a proposito di questa esperienza riguarda l’accoglienza calorosa e professionale che le due orchestre ci hanno riservato. È stata un’occasione per noi di rivedere tanti amici di studio o di altre esperienze musicali; in più abbiamo avuto modo di conoscere anche tante persone nuove.

Giacomo: Anche il viaggio è una parte importante della vita del nostro quartetto. Ci piace molto utilizzare il tempo del viaggio per ascoltare nuovi brani insieme, confrontare diverse interpretazioni, scegliere il nuovo repertorio. Durante il tragitto ci siamo concentrati nell’ascolto dell’Arte della Fuga di Bach, il Quartetto op. 132 di Beethoven e il Quartetto per archi n. 4 di Rihm, vale a dire i pezzi che suoneremo al prossimo concerto del 16 marzo al Teatro di Documenti di Roma.

Stefano: Absolute Jest richiedeva un impegno particolare da parte dell’orchestra, e sia a Parma che a Torino abbiamo trovato tanta professionalità e tanta serietà da parte dei musicisti nell’affrontare un pezzo così difficile. Il brano è molto difficile anche per il quartetto d’archi, sia dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista ritmico, e studiarlo ovviamente ha costato molta fatica. La fatica ulteriore sia per noi che per l’orchestra è stato il mettere insieme il quartetto all’orchestra stessa, in particolare perché in molti punti le parti solistiche con l’orchestra prendono due direzioni diverse. Ovviamente il tutto è stato possibile grazie alla serietà e preparazione dei due direttori d’orchestra: il maestro Francesco Cilluffo a Parma e il maestro Marco Angius a Torino; Absolute Jest infatti richiede un’enorme concentrazione da parte del direttore, una grande tecnica direttiva e la capacità di dare una visione globale alla composizione. Entrambi i maestri, pur nella loro diversità personale, hanno saputo evidenziare l’anima ritmica del brano e l’energia che la composizione emana. Da parte del pubblico, sia Parma che a Torino, ci sono stati una grande attenzione e un grande apprezzamento.

Soyeon: Il momento più speciale è quando ho realizzato che sul palco insieme a me c’era anche mia figlia! Nonostante la fatica sentivo una forza incredibile, come se avessi un tifoso che mi incoraggiava in ogni momento.
Ma anche i tre uomini del quartetto sono da ringraziare… Sono l’unica donna nel quartetto, a volte non è facilissimo perché abbiamo un linguaggio diverso, ma l’importante è sentirsi voluti bene e io lo sento tanto da parte loro.
Con Stefano ho molte cose in comune, Giacomo è come un fratello maggiore, William è… il più difficile ma tutto sotto controllo ahaha.
Adoro il mio quartetto, non solo per la musica che facciamo ma anche perché conosciamo i nostri lati più sinceri.

Henao

William: Non capita tutti i giorni di suonare da solisti con un’orchestra così importante. Eravamo molto entusiasti quindi anche molto preparati a dare il meglio di noi e a spaccare tutto! Nelle due settimane di Absolute Jest ho preso un forte raffreddore e quindi mi sentivo molto fiacco anche con le orecchie tappate… Forse l’attenzione più grande era rivolta all’insieme ed al suono per non essere mangiati dall’orchestra, quindi come potete immaginare avere le orecchie tappate per il raffreddore non era proprio il massimo!
Sarà stata l’adrenalina o la grande energia positiva di questa musica ma durante il concerto sono completamente guarito! La musica guarisce e fa miracoli.

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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