Lunedì 16 dicembre partirà sul canale di Sky Classica HD il programma “Il Belcanto“: quattro puntate dedicate alla storia e ai protagonisti della storia dell’opera italiana come Rossini, Donizetti e Bellini.
Abbiamo intervistato Simone Di Crescenzo, conduttore e autore del programma, che insieme alla cantante Mariella Devia racconterà al pubblico la storia del Belcanto italiano

Oneri e onori: oltre al merito di portare sullo schermo personaggi che spesso non vi compaiono, avrai anche la responsabilità di dare voce ai protagonisti della storia del Belcanto. Cosa hai deciso di raccontare delle vicende di Rossini, Bellini e Donizetti in queste quattro puntate?

In queste puntate racconterò alcuni aspetti più significativi dell’arte di questi tre compositori, delle loro principali opere e di come la loro attività si sia inserita in quel preciso momento storico. Non è stato dato molto spazio alle vicende dei compositori, data la brevità degli episodi, in cui ho cercato di concentrare l’attenzione soprattutto su argomenti di carattere musicale e sui grandi interpreti storici di questo repertorio. Sono state affrontate alcune tematiche relative allo stile, alla prassi esecutiva e di come questi aspetti siano mutati nel corso del tempo.

A chi è rivolto Il Belcanto? Qual è il pubblico per cui avete preparato il programma?

Il programma è rivolto ad un ampio pubblico e ha un carattere divulgativo. Gli argomenti sono trattati in maniera semplice ed accessibile anche ai non addetti ai lavori, pur entrando in aspetti specifici e tecnici della materia. Il montaggio è stato reso in modo da intervallare momenti di spiegazione al pianoforte, momenti di intervista e filmati di repertorio a commento del discorso.

 Spostandoci dietro le quinte: Mariella Devia ti accompagnerà in questo viaggio di quattro puntate. Raccontaci qualche retroscena di questa collaborazione.

Ho incontrato Mariella Devia alcuni mesi prima dell’inizio delle riprese e abbiamo trascorso alcuni pomeriggi insieme a dialogare sui principali temi che avremmo affrontato nelle puntate. Ci siamo confrontati attraverso un dialogo stimolante e costruttivo. La sua esperienza in questo campo è talmente autorevole che è stato davvero un grande piacere ascoltare i suoi racconti e le sue indicazioni. Fra noi c’è stata subito una grande sintonia e credo che questo si possa cogliere anche dalle immagini. Mariella Devia rappresenta con la sua vita e la sua carriera uno degli esempi più alti di devozione al Belcanto nell’età contemporanea.

Siamo in tempo di prime… qual è il rapporto di oggi tra la popolazione italiana e il mondo dell’opera lirica? Cosa ha da dire il Belcanto alla società odierna?

Faccio fatica ad inquadrare il rapporto del popolo italiano con l’opera poiché credo che sia molto altalenante. La responsabilità, come ho detto anche in altre occasioni, è del sistema educativo, che da questo punto di vista è altamente carente. I giovani non sono educati all’ascolto, così come non sono educati ad osservare la Bellezza. L’opera, la musica colta, il teatro, sono forme di arte che necessitano di essere spiegate: bisogna creare una sensibilità in chi ne fruisce per poter essere apprezzate; presuppongono un substrato culturale che, ahimè, la scuola pubblica non è più in grado di offrire.

Hai fatto l’esempio della prima alla Scala, un appuntamento mondano in cui sicuramente c’è una grande curiosità anche da parte di un pubblico nuovo che non frequenta abitualmente i teatri d’opera. Trovo comunque un grande passo avanti il fatto che la tv di stato sia tornata a trasmettere la diretta della prima, è un mezzo molto potente per la divulgazione.

Il punto è che il Belcanto, quello che intendo io, ovvero il Belcanto storico che dal Barocco arriva fino ai primi trent’anni dell’800, è ancora messo in un angolo da altri repertori che continuano ad essere predominanti. Da italiani credo che abbiamo il dovere morale di far apprezzare al mondo tutta la nostra storia, non solo quella degli ultimi 150 anni. Occorre quindi che a partire dai Teatri e dagli enti organizzatori si crei una coscienza in tal senso e si educhi il pubblico a comprendere che la musica italiana va ben oltre Verdi e Puccini.

Non ci dimentichiamo che per oltre un secolo e mezzo la capitale mondiale della musica è stata Napoli, con la sua gloriosa scuola e tutti i suoi discendenti… L’epoca d’oro in cui la musica, e soprattutto l’opera, era ancora collegata all’espressione più nobile dei sentimenti umani, una necessità quindi che oggi darebbe un po’ di luce a questa confusa e chiassosa società in cui viviamo.

Possiamo già sperare in un Belcanto 2a parte? 

Difficile rispondere adesso… intanto speriamo che il programma abbia successo e che sia apprezzato dal pubblico. Da parte mia posso affermare che c’è molto da dire e molti argomenti aspettano di essere trattati in tv, quindi sicuramente ho la volontà di continuare in questo percorso.

Matteo Macinanti