”Chopin e…” Scrjabin

con Alberto Idà

Autore: Livia Gatto

28 Marzo 2019
L’appuntamento del 21 marzo è il terzo della rassegna ‘’Chopin e…’’, un evento organizzato in collaborazione con il Corso di Alto Perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia, che ospita in Sala Casella i giovanissimi pianisti dell’Accademia con l’idea di accostare al compositore polacco altri quattro autori, da Schumann a Rachmaninov. Il pianista della serata è Alberto Idà, classe 1996. Il validissimo percorso che sta portando avanti lo vede presente già sulla scena nazionale ed estera.
Come programma decide di portare le quattro ballate di Chopin e la Sonata n.3 di Scrjabin.
Un’entrata elegante in Sala Casella viene seguita dall’attacco della prima ballata, uno dei pezzi più noti della letteratura pianistica di Chopin. Le poche battute introduttive preparano all’entrata del primo tema, forse il più sentimentale ed intenso, che dà inizio alla narrazione. Nei momenti più intensi della ballata, il pianista preferisce soffermarsi suonando con tempi più lenti, ma la scelta interpretativa è del tutto personale e non rallenta il discorso musicale.
Così come le altre ballate anche la seconda condivide un’introduzione tranquilla, interrotta dopo la prima pagina da un momento ben più drammatico, il presto con fuoco: un passaggio eseguito con energia che trasmette efficacemente tutta la tensione che viene dagli arpeggi. Le volate e gli arpeggi tipici della scrittura chopiniana, particolarmente presenti anche nella terza ballata, sono eseguiti con leggerezza e scioltezza, come d’altronde tutti i passaggi tecnici. D’impatto in ogni caso è l’espressività messa in ogni singola nota, cosa che aldilà della tecnica, è ciò che rimane più impresso nell’orecchio ed è capace di dare un significato anche ai piani più delicati. Una piccola défaillance nella quarta ballata non ferma il pianista dal proseguire più concentrato di prima e l’attenzione nella ricerca del suono è una nota positiva che perdona anche quelle poche sbavature. Idà differenzia poi il carattere narrativo di ogni ballata sottolineando l’epicità drammatica che le caratterizza e lasciando la propria impronta su tutti i brani in programma. A valorizzare sempre l’esecuzione poi, è una singolare cura nell’uso del pedale, che evidenzia quando deve le complesse armonie che costellano lo spartito.
La seconda parte del concerto è dedicata invece alla Sonata op.23 di Scrjabin. Un apprezzato accostamento che ricorda quanto l’autore sia stato influenzato dal compositore polacco, perlomeno nella prima parte della sua vita. Qui ci troviamo però leggermente distanti dalle prime sonorità e non a caso la terza sonata conclude la fase giovanile dell’autore. Di Chopin c’è ben poco, le armonie sono penetranti e l’atmosfera si tinge di un alone mistico, perfettamente emersi dall’esecuzione. I quattro tempi scorrono senza quasi avvertirne i distacchi e il pianista senza mai distrarsi ci regala venti minuti di musica impeccabili, in cui la sonata è resa in maniera incisiva e coinvolgente.
Come bis a fine concerto, Idà decide di riproporre la quarta ballata, seguita subito dopo da un brano senza dubbio nelle sue corde che esalta ancora una volta l’espressività musicale e la ricerca dietro al suono: La cathédrale engloutie di Debussy.
Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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