Cosa ci possiamo aspettare dal Concorso Luciano Berio?

evento speciale

Autore: Filippo Simonelli

17 Marzo 2019
Il rapporto tra musicisti e competizione è stato molto bizzarro, e in un certo senso mutevole, nel corso della storia. Tra leggenda e storia ci sono stati tramandati i racconti di sfide clavicembalistiche tra Händel e Scarlatti, o le disfide tra Mozart e Salieri o ancora di un Beethoven che polverizzava i suoi avversari improvvisando sui loro stessi temi. Bartók invece, dopo un deludente secondo posto in un concorso pianistico, affermò che i concorsi erano più adatti ai cavalli che ai musicisti, e se questo è servito a farlo dedicare più approfonditamente alla composizione ben venga. La prima edizione del concorso Tchaikovskij di Mosca, addirittura, ha avuto secondo alcuni effetti rilevanti se non decisivi sull’esito della guerra fredda.

Al di là della ricca aneddotica e di qualche particolare curioso, c’è un dato innegabile che riguarda l’universo dei concorsi, ovvero la capacità di mettere in luce, o addirittura consacrare, i talenti che ne prendono parte. Ed è in fondo questo l’obiettivo del Concorso Luciano Berio, bandito dall’Accademia di Santa Cecilia in collaborazione con le altre principali istituzioni musicali italiane, la SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, la Filarmonica della Scala, la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e la Fondazione Boris Christoff. Il concorso riprende un’idea che era già stata sperimentata dall’Accademia a partire dal 2000 con il Concorso Internazionale di Composizione, della cui commissione era stato presidente lo stesso Berio, ma sul quale cerca di innestare significativi elementi di novità.

L’accesso è riservato a compositori under 40, che abbiano magari già avuto occasioni di farsi sentire ma non abbiano ancora ricevuto una vera e propria consacrazione. A ciascuno dei partecipanti viene chiesto di presentare una partitura, anche già edita, che viene sottoposta al giudizio di una commissione internazionale composta da Ivan Fedele, dalla coreana Unsuk Chin, dal francese Tristan Murail e dall’americana Augusta Read Thomas, presieduta poi da Antonio Pappano, direttore musicale dell’Accademia. Dopo aver superato le tre fasi di giudizio di cui consta effettivamente la competizione, che si concluderà ad ottobre 2019, il compositore vincitore riceverà una commissione da 20.000 euro per un brano che sarà eseguito nella stagione 2020-2021 dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dalle altre istituzioni partner del progetto, rendendo il pezzo a suo modo già “repertorio”. Il pezzo verrà programmato accanto ad una composizione orchestrale dello stesso Berio, che fungerà ancor di più da nume tutelare di tutta la competizione, o meglio del progetto.

Michele Dall’Ongaro, sovrintendente dell’Accademia e tra i principali promotori del concorso, racconta così l’idea: “abbiamo impostato tutto in questo modo: abbiamo scelto il nome di Berio come garante virtuale della qualità dell’evento, non tanto per taggare il concorso in quanto tale, al di là dei miei rapporti personali con il Maestro e del fatto che l’Accademia di Santa Cecilia abiti in Largo Luciano Berio. Più che un concorso in realtà è un progetto, ed ha degli aspetti assolutamente innovativi: aver coinvolto tutte le massime istituzioni musicali del paese, abbandonando una possibile dimensione “locale” cercando al contrario di coinvolgere tutte le realtà musicali in cui Berio ha effettivamente lasciato il segno; aver coinvolto una giuria internazionale di qualità e soprattutto una delle più importanti case editrici del mondo, la Universal, che non prende nuovi autori da 16 anni nel suo catalogo. Ma non solo: non ci limiteremo a scegliere una partitura, ma il compositore a tutto tondo, a cui poi viene commissionata una nuova composizione. Abbiamo cercato di coinvolgere non solo compositori nuovi, ma anche artisti che fino ad ora magari si sono fatti già sentire ma non hanno ancora trovato la strada maestra per entrare in una grande stagione e che ora, sotto la tutela ideale di Berio, hanno la possibilità di fare il salto di qualità. È un impegno diverso, abbiamo scelto di credere nella collaborazione tra le grandi istituzioni per un progetto che guardi ai giovani musicisti e quindi al futuro.”

Probabilmente, anche visto l’ingente impegno e coinvolgimento di risorse e di enti in questo progetto, la composizione vincitrice avrà un suo posto di rilievo nel repertorio del futuro, ma questo non fa venire meno la sfida dell’approccio col pubblico, uno dei grandi scogli alla diffusione della musica contemporanea.

“La competizione crea sempre aspettative – continua Dall’Ongaro – dal festival di Sanremo ai duelli tra Mozart e Salieri o Handel e Scarlatti; questo sicuramente aiuterà l’opera che verrà scelta ad essere recepita nel migliore dei modi possibili, senza dimenticare il fatto che Antonio Pappano saprà sicuramente raccontare al suo “caro pubblico” tutte le sue sfaccettature. L’obiettivo però non è per forza piacere al pubblico: la piacevolezza è una delle categorie dello spirito, non l’esclusiva.”

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Written by Filippo Simonelli

Fondatore di Quinte Parallele, Alumnus LUISS Guido Carli, Università Cattolica del Sacro Cuore e Conservatorio di Santa Cecilia

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