Francesca Moncada

e le Dimore del Quartetto

Autore: Silvia D'Anzelmo

11 Marzo 2019
Francesca Moncada, lei ha molta esperienza nel sostegno di cause no profit con fini culturali ed educativi. Il progetto Dimore del Quartetto rientra in questo suo interesse per la comunità e il benessere sociale? Mi parli di lei e di come ha ideato questo progetto.

Ho sempre cercato di essere trasversale nelle mie attività, la mia caratteristica è quella di non fermarmi al gruppo di appartenenza. Mi diverte creare ponti e sinergie inaspettate. Questo modus operandi viene dal mio primo lavoro nella pubblicità: ero una creativa, un art director e partire da un foglio bianco mi ha obbligata a pensare davvero liberamente, senza chiudermi in stereotipi. Ho sempre ricercato quella stessa libertà nell’affrontare un progetto o un’idea, senza mai fermarmi alla soluzione più scontata. Questa è stata la base di partenza e questo il mio modo di agire. Per quanto riguarda le Dimore del Quartetto, tutto è partito con un’idea molto semplice. Io ho sempre sostenuto giovani talenti musicali, forse perché ho studiato per tanti anni il pianoforte ma non sono stata abbastanza coraggiosa per farlo come avrei dovuto o come mi sarebbe piaciuto. Mi ha sempre affascinata questo mondo: la fatica, l’impegno e il tempo messo a disposizione per la propria passione. Ho deciso, quindi, di aiutare chi cerca di farlo diventare il proprio mestiere perché, spesso, è difficile tradurre quello studio in un vero lavoro e questo mi dà un senso di frustrazione opprimente. Inizialmente davo a giovani musicisti delle borse di studio, li aiutavo a cercare una sistemazione in case di conoscenti e amici abbastanza grandi per ospitare i componenti di un quartetto d’archi. Mi sono resa conto che questo semplice gesto generava grande gioia sia negli ospiti che nei ragazzi, allora ho deciso di organizzarmi al meglio. Mi sono rivolta all’Associazione Dimore Storiche Italiane che subito ha contattato le varie sedi proponendo la mia ‘folle’ idea: creare una rete che valorizzi i giovani quartetti e le dimore storiche italiane (ma non solo).

Quando ha deciso di dedicarsi al progetto Dimore del Quartetto?

La mia folgorazione sulla via di Damasco è arrivata da spettatrice, in un concerto. Ero alla Scuola di Musica di Fiesole e, a pochi metri da me, c’era questo quartetto. Osservando i musicisti, mi sono accorta della grande concentrazione che necessita suonare in un quartetto ma anche la grande empatia e cooperazione che ne scaturisce. Quelle quattro teste che lavorano a stretto contatto devono entrare in perfetta sintonia per suonare come un unico strumento e non c’è bisogno di essere esperti di musica per apprezzare tutto questo! Dopo averlo capito, ho deciso che questa sarebbe stata la mia missione. I concerti delle Dimore del Quartetto, infatti, sono organizzati in saloni che permettono la giusta vicinanza del pubblico ai musicisti per poterli osservare oltre che ascoltare. Inoltre, non durano più di un’ora e sono preceduti da un’introduzione degli stessi artisti che crea un contatto diretto tra il pubblico e i musicisti. Non accetto programmi che vanno oltre questo tempo perché il pubblico, soprattutto quello che non conosce la materia, va rispettato e accolto, non stravolto. Quindi, questa è l’idea: da un lato il sostegno ai musicisti e la valorizzazione del territorio, dall’altro avvicinare un nuovo pubblico alla musica da camera.

Data l’importanza del progetto, immagino che non faccia tutto da sola. Mi parli dei suoi collaboratori.

Il primo anno l’ho fatto da sola perché avevo bisogno di capire come strutturare l’idea e come farla funzionare. Quando sono riuscita a darle una forma con un regolamento di base, ho contattato Paola Dubini (l’autrice di “Con la cultura non si mangia. FALSO!” edito da Laterza nel 2019), docente nel Master in Economia e Management per l’Arte dell’Università Bocconi di Milano. Lei mi ha suggerito due delle sue allieve: Alice Bovone e Ottavia Semerari, molto diverse tra loro per formazione e interessi. Ottavia è legata al territorio e alla sua valorizzazione; Alice, invece, ha una formazione musicale. Insomma, esattamente le due formazioni che a me servivano per impostare sul serio il progetto e portarlo avanti. Inoltre, confrontarsi e ragionare con tre teste è meglio che farlo con una sola. Loro hanno sistematizzato tutto quello che io avevo cominciato a fare. Il grande passo successivo è stato vincere il bando Innovazione Culturale della Fondazione Cariplo che ci ha abituate a ragionare tra noi e ci ha fornito i fondi necessari per strutturarci. A questo punto abbiamo potuto ampliare la nostra famigliola accogliendo Chiara Fabbris (website coordinator) e Alessandra Origani (Ufficio Stampa). Questo gruppo mi piace molto perché è formato sia da persone legate alla valorizzazione del territorio che alla musica, i due obiettivi principali del progetto Dimore del Quartetto.

La sua è indubbiamente una squadra vincente ma come siete riusciti, in così poco tempo, a farla funzionare a pieno regime?

Partire da zero con una cosa così piccola significa puntare necessariamente sulla qualità, bisogna essere ineccepibili. Ogni nuovo elemento inserito nella squadra vale per tre: c’è bisogno di lavorare tanto ma soprattutto bene quindi accogliamo persone appassionate e formate per farlo. Siamo il problem solving al servizio dei giovani musicisti che si rivolgono a noi. Per farlo, la squadra deve essere attiva e dinamica ma soprattutto appassionata, “con le scintille negli occhi” diciamo tra di noi. La condivisione diviene una cosa fondamentale: ognuno di noi ha età, formazione e impostazione mentale diversa quindi il confronto diventa vitale ma soprattutto creativo. Bisogna ascoltare e comunicare con gli altri membri della squadra come fa un quartetto d’archi: se l’ensemble smette di ascoltarsi, allora smette di crescere. Questo è quello che dobbiamo tenere sempre bene a mente.

Nuovi progetti?

Allora, c’è “Archipelago” alla Fondazione Cini (altra dimora del quartetto). Il progetto è organizzato in collaborazione con la Fondazione Gioventù Musicale d’Italia, l’Accademia Walter Stauffer e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Abbiamo deciso di offrire qualcosa di più ai nostri quartetti, oltre al supporto e all’ospitalità. I concerti di Venezia saranno tutti per un quartetto e un solista, entrambi agli inizi della loro carriera ma già con una formazione di altissimo livello. Quartetto e solista cominciano a lavorare insieme per il concerto e, se imparano a farlo per bene, quella stessa formazione in quintetto possono riproporla. Per ora ci sono stati già due concerti con il Quartetto Adorno e il solista Simone Gramaglia, Viola del Quartetto di Cremona e Direttore Artistico de Le Dimore del Quartetto, e il Quartetto Dudok e Giulia Attili, ne mancano altri quattro sempre con solisti e quintetti nazionali e internazionali. A fine maggio, invece, grazie alla Società del Quartetto di Milano e alla collaborazione dell’Accademia Stauffer, è stato organizzato a Casa Verdi il Concorso Nazionale Sergio Dragoni per quartetti d’archi. Noi ospitiamo i quartetti che partecipano al numero zero di questo concorso, nelle dimore storiche intorno Milano. Ognuno dei sei quartetti partecipanti offrirà un concerto gratuito e aperto al pubblico nella residenza storica che li ospita e che normalmente è inaccessibile perché privata o chiusa. Quindi, torna ancora una volta il nostro doppio impegno: sostegno alla musica e valorizzazione del patrimonio, in particolare nelle province. Nelle grandi città, infatti, siamo quasi schiacciati dall’enorme offerta musicale e culturale ma nelle province non è così. Allora noi vogliamo attivare un circuito nuovo, diverso dal solito che si concentra dove già c’è una sovrabbondanza di stimoli. Questo gruppo di sei concerti abbiamo deciso di chiamarlo Archillum. Altri progetti in campo sono il Music With Master MWM a Pistoia organizzato insieme al nostro direttore artistico Simone Gramaglia. Sarà un’occasione per fare musica con i giovani, tantissime lezioni di alta formazione ma anche occasioni di concerto per il pubblico curioso. Poi c’è il Lucca Virtuoso&Belcanto Festival che supportiamo a livello logistico. Tutti i quartetti dormono in dimore storiche nelle aree intorno Lucca dove, al tempo stesso, organizziamo dei concerti. E, in fine, abbiamo ideato Andante Prestissimo: circuito di viaggi di tre giorni in cui le tappe sono segnate dai concerti nelle più belle case del senese.

Silvia D’Anzelmo

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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