Mahler e le oche canterine del Wunderhorn

Wer hat dies Liedlein erdacht?

Autore: Redazione

27 Aprile 2020

Il Lied Wer hat dies Liedlein erdacht? [Chi ha inventato questa canzoncina?], composto da Gustav Mahler per voce e orchestra nel freddo febbraio di Amburgo del 1892, trae il testo da un antico Mündlich, una filastrocca di tradizione orale, del Primo volume della raccolta Des Knaben Wunderhorn di Arnim e Brentano: una canzoncina dal ritmo scorrevole e melodioso, che narra per immagini la storiella di una graziosa fanciulla, tanto virtuosa e brava da meritare dedizione totale. Chi vorrà amarla, infatti, dovrà votarsi completamente a lei, abiurando amici, vino, denaro. Ma chi mai potrà farlo? Chi sarà disposto a tale solenne rinuncia? Chi vorrà confinarsi per lei tra terre lontane e silenziose? Forse solo qualche spirito eletto, qualche prescelto che sarà in grado di intendere il segreto di quella canzoncina, fischiettata da tre oche, e consacrarsi all’amore. Vi scorre una vena lirica fresca e originale, allusiva ad una verità d’amore giocata tra laghetti e oche canterine, custodi di una saggezza poetica semplice e squisitamente popolare, che sa donare alla storiella lo smalto della fiaba.

oche

Mahler rimaneggia il testo originale del Wunderhorn conservando tutti gli elementi fantastici e sostituendo l’elenco dei dettami d’amore con nuovi versi, tratti dalla lirica Wer Lieben erdacht [Chi ha inventato l’amore]. L’effetto finale è una nuova, raffinata Humoreske dal tono “allegro e garbato” [in partitura: Mit heiterem Behagen]:

[blockquote cite=”Wer Lieben erdacht” type=”left”]Lassù, in quella casetta alta sul monte, una graziosa dolce fanciulla guarda fuori. Non è quella la sua casa! Lei abita nella verde brughiera! – “Il mio cuore è ferito. Vieni, piccolo tesoro, a risanarlo! I tuoi occhietti scuri mi hanno colpito! Solo la tua bocca di rosa può risanare il cuore, rinsavire la giovinezza, dare vita alla morte”. – Ma chi ha inventato questa bella canzoncina? Tre oche, due grigie ed una bianca, l’hanno portata sull’acqua, e a chi quella canzoncina non potrà cantare, la vogliono almeno fischiettare![/blockquote]

Interpretando musicalmente l’insieme come un divertente gioco di nonsense dal rapido ritmo di Ländler nel chiaro colore del Fa maggiore (la tonalità per eccellenza della Natura), Mahler arricchisce anche il canto con divertenti ghirigori melodici, vocalizzi agili e gioiosi che, ruotando intorno a nuclei tonali, creano l’effetto del fluire continuo, del “danzare a tutto tondo” come farebbero le oche. Un fluire aperto, fuori dal tempo, come nelle fiabe; una sorta di moto perpetuo, che rafforza l’idea del nonsense. Anche le immagini scorrono rapide sulla tela di una scrittura musicale ricercata, in cui dominano i “colori chiari” – violini, flauti, clarinetti, triangolo –, il dinamismo de passaggi armonici, il movimento, la velocità, la leggerezza, il canto, l’inganno di un mondo che ci piacerebbe definire naïf.

Adele Boghetich

Adele Boghetich è autrice del volume “Gustav Mahler e il mondo incantato del Wunderhorn” (Florestano 2010)

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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