I dischi della settimana di Quinte Parallele

Nuova edizione 

Autore: Redazione

4 Aprile 2020

Nuova settimana, nuovi ascolti. Questa volta abbiamo scelto per voi tre dischi diversi: dalla musica francese del Settecento al clarinetto di Brahms, passando per l’immortale Settima Sinfonia di Beethoven.
Ecco i nostri consigli della settimana selezionati da Dino Villatico:


QUARTETTO ADORNO
Alessandro Carbonare
Zemlinsky, Brahms
Decca 481 8963


Brahms Zemlinsky! E per primo, nell’ordine di esecuzione, il secondo, il più giovane. Due facce del moderno. In Brahms l’ostinazione di mantenere ciò che si dissolve, In Zemlinsky la dissoluzione in atto. Come in uno specchio. Il quartetto di Zemlinsky e il quintetto di Brahms (splendido clarinetto Carbonare). Il quartetto Adorno, intenso, preciso, struggente,  suggerisce che il più moderno, forse, è l’ostinato Brahms.


Ludwig van Beethoven
Symphony No. 7 – Triple Concerto
Anne-Sophie Mutter – Yo-Yo Ma – Danie Barenboim
West-Eastern Divan Orchestra
Deutsche Grammophon 483 8242
1 cd


È un’esplosione di gioia, il Triplo Concerto, op. 56, composto insieme alla più cupa delle sonate, l’op. 57, “Appassionata”. Difficile dimenticare la storica incisione che ne fecero Karajan, Rostropovich, Oistrakh, Richter. Infatti Barenboim, Mutter, Yo-Yo Ma non ci riescono. Qualcosa appesantisce la lettura. Come anche accade nella 7a Sinfonia, è reso però bene il contrasto tra il tragico Allegretto e l’esultanza danzante degli altri tempi.


Barrière – De Bury
Sonates et suites pour le clavecin
Luca Quintavalle, harpsichord
Brilliant Classics 95428
2 cd

La musica francese del Sei-Settecento è poco conosciuta e chi sa meno amata dagli italiani. Ma se affascinò Bach andrebbe certo meglio conosciuta. Tanto più che proprio musicisti italiani oggi la ripropongono in maniera accattivante. L’ornamentazione come dato strutturale e la libertà armonica ne fanno un modello visionario denso di futuro. Quintavalle questa libertà armonica e imprevedibilità melodica ce la restituisce appieno con eleganza.

A cura di Dino Villatico

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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