Gustav Mahler

“E Antonio da Padova predicava ai pesci”, Des Antonius von Padua Fischpredigt

Autore: Amministratore

12 Febbraio 2020

C’era una volta… Abraham a Sancta Clara (1644-1709), teologo agostiniano dottissimo, “predicatore imperiale” in Vienna con funzione di “predicatore ambulante”, che nei suoi sermoni divulgò esempi di santità con tanto ardore da essere definito “il più grande talento oratorio della nazione tedesca”. Tra i suoi scritti, i quattro volumi del romanzo picaresco Judas, der Ertz-shelm (Giuda, il grande furfante), scritto negli anni 1686-1695 in vivace stile barocco, ricco di metafore e figure umoristiche, spesso zoomorfe.  
Un secolo più tardi, per il Primo volume della raccolta di liriche Des Knaben Wunderhorn (Il corno meraviglioso del fanciullo), Achim von Arnim trarrà dal Judas di Abraham i versi della Fischpredigt (Predica ai pesci) di Antonio da Padova, i versi di un prodigioso episodio della vita del Santo (realmente avvenuto nel 1223 sulla riva del fiume nei pressi di Rimini) in cui, con spiritosa sapienza e sotto il travestimento zoomorfo dei pesci, sfilano le passioni dei peccati capitali:

Antonius zur Predigt | die Kirche find’t ledig.
Er geht zu den Flüssen | und predigt den Fischen.
Sie schlag’n mit den Schwänzen, | im Sonnenschein glänzen.

Die Karpfen mit Rogen | sind all hierher zogen,
hab’n d’ Mäuler aufrissen |sich Zuhör’ns beflissen.
Kein Predigt niemalen | den Fischen so g’fallen!

Spitzgoschete Hechte | die immerzu fechten,
sind eilends herschwommen | zu hören den Frommen.

Auch jene Phantasten | die immerzu fasten:
die Stockfisch’ ich meine | zur Predigt erscheinen!
Kein Predigt niemalen | den Stockfisch’ so g’fallen!

Gut Aale und Hausen | die Vornehme schmausen,
die selbst sich bequemen | die Predigt vernehmen!

Auch Krebse, Schildkroten | sonst langsame Boten,
steigen eilig vom Grund | zu hören diesen Mund!
Kein Predigt niemalen | den Krebsen so g’fallen!

Fisch’ große, Fisch’ kleine | vornehm’ und gemeine,
erheben die Köpfe |wie verständ’ge Geschöpfe!
Auf Gottes Begehren | die Predigt anhören!

Die Predigt geendet | ein jeder sich wendet.
Die Hechte bleiben Diebe | die Aale viel lieben;
die Predigt hat g’fallen | sie bleiben wie Allen!

Die Krebs’ geh’n zurücke | die Stockfisch’ bleib’n dicke,
die Karpfen viel fressen | die Predigt vergessen.
Die Predigt hat g’fallen | sie bleiben wie Allen!
Die Predigt hat g’fallen, hat g’fallen!

(Antonio, trovando la chiesa vuota, va a predicare al fiume. Meraviglia! Tanti pesci, lucci iracondi, merluzzi golosi, storioni superbi, anguille lussuriose, gamberi pigri emergono dall’acqua e, a bocca aperta come creature intelligenti, ascoltano! Nessuna predica è mai piaciuta tanto ai pesci!… ma poi la predica finisce, ognuno se ne va, tutti ritornano come prima e le sante parole sono presto dimenticate!)

Antonio da Padova Fischpredigt

Nel 1893, per il Secondo libro dei Wunderhornlieder, anche Gustav Mahler recupererà le nove strofe con refrain della Fischpredigt di Arnim cogliendo i tratti di un’antica devozione popolare, la parodia umoristica, la grottesca giostra delle viscide figure, per un Lied dalle forti sensazioni visive, in cui il fluire delle rapide sestine degli archi, i vorticosi mulinelli dei legni, la parodia del dialogo tra canto e clarinetto, il luccichio del triangolo, i suoni “spezzati” come scaglie luminescenti di fagotti e percussioni divengono, nell’intreccio burlesco della musica, gioco illusionistico di immagini rapide, colore di un ironico, ibrido racconto di umano e animale, di normale e deforme, di santità e peccato. Evidenti i rimandi agli elementi popolari, come alle nenie da cornamusa dei musicanti boemi:

https://www.youtube.com/watch?v=Egx-oEiN9Dk

Ma la Fischpredigt è destinata a trasformarsi ancora. Con atteggiamento non più umoristico ma di dolorosa opposizione verso il mondo, e in veste strumentale senza canto, andrà a formare la parte iniziale dello Scherzo (Terzo movimento) della Seconda sinfonia. Questa volta, però, dal vorticare della musica, dalla parodia grottesca di clarinetti e fagotti, dai suoni bizzarri e ibridi della massa strumentale, emergerà un chiaroscuro grottesco e sinistro, un misto di incredulità e di negazione che opprime il protagonista del racconto sinfonico: «Ed egli –  scrive Mahler ad Alma (Berlino, 15 dicembre 1901) a proposito del programma dello Scherzo – affonda lo sguardo nel brulichio dei fenomeni e, insieme con la purezza di un animo infantile, perde il saldo punto d’appoggio che solo l’amore può dare; e dispera di sé e di Dio. Il mondo e la vita diventano per lui una ridda sconclusionata; il disgusto di tutto ciò che è e diviene lo stringe come in un pugno di ferro e lo incalza fino a strappargli un urlo di disperazione».

https://www.youtube.com/watch?v=8ZGra5BL6-k

Lo Scherzo della Seconda sinfonia – d’accordo con le Riflessioni di Bruno Walter sulla musica di Mahler – resterà il più originale che il musicista abbia composto, così fantastico e inquietante, umoristico e triviale, scaturito da stati d’animo e visioni difformi rispetto all’originario humor della Fischpredigt. Ma spesso, come già aveva osservato Nietzsche nella Nascita della tragedia, la musica, spargendo intorno a sé scintille di immagini, può originare visioni diverse da quelle da cui è nata. Il processo creativo, infatti, è un libero gioco di fantasmagorie che sorgono e si spengono per offrire impulso e colore alla musica, spesso sostituendosi alle idee e alle emozioni originarie, mentre essa stessa, la Musica, continua il proprio cammino secondo la propria logica.

Adele Boghetich

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Articoli correlati