Rolando Panerai

artista e “anti divo”

Autore: Nicola Guerini

25 Novembre 2019
Rolando Panerai si è spento il 22 ottobre scorso lasciando un grande vuoto nel mondo del teatro e dell’arte. Se arrivano ancora toccanti testimonianze di chi l’ha conosciuto e ne ha amato il talento e la simpatia, intorno alla sua casa, sui colli di Settignano, sembra ancora di vederlo arrivare con il bastone di legno intagliato, il sorriso negli occhi, la cordialità e quella squisita e rara semplicità che lo caratterizzavano: un uomo mite e soprattutto un artista lontano da ogni da ogni egocentrico divismo.

Il celebre baritono nasceva a Campi Bisenzio, venerdì 17 ottobre 1924 alle 13. La coincidenza di questi numeri lo divertivano e spiegava come fossero stati di buon auspicio per la sua vita professionale e gli affetti più cari.
Iniziò la sua formazione vocale con Raul Frazzi, dal quale apprese le basi per una tecnica vocale solida. Nel 1943 fu ammesso al centro di avviamento al teatro lirico che operava presso il teatro comunale di Firenze (allora Politeama «Vittorio Emanuele II»).

Dal suo debutto, avvenuto nel 1946 con la Lucia di Lammermoor nel ruolo di Enrico Asthon (ruolo che interpretò fino al 1987), la sua carriera è stata costellata di numerosi successi nei teatri d’opera di tutto il mondo: sessant’anni di attività artistica e un primato di longevità per la sua voce che fanno di lui un artista di assoluto rilievo nella seconda metà del Novecento.

Rolando Panerai, La Bohème

Panerai fu presto inserito nei cartelloni di teatri prestigiosi come il San Carlo di Napoli (dal 1947 al 1971), l’Opera di Roma (dal 1951 al 1979), il Comunale di Firenze (dal 1946 al 2004), il Teatro alla Scala (dal 1952 al 1983), il Carlo Felice, al Teatro Comunale di Firenze, il Teatro La Fenice ma anche il Téâtre de l’Archevêché di Aix-en- Provence (dal 1955 al 1972), il Kingsway Hall e il Covent Garden di Londra, Her Majesty’s Theater di Joannesburg, lo Staatsoper di Vienna (dal 1956 al 1998), il Nationaltheater di Monaco di Baviera (dal 1953 al 1987), il Deutsche Oper di Berlino, l’Opera House di San Francisco, il Metropolitan di New York e molti altri.
La sua lunga carriera lo vide a fianco di colleghi quali Maria Callas, Renata Tebaldi, Fedora Barbieri, Mario del Monaco, Giuseppe di Stefano, Carlo Bergonzi, Franco Corelli, José Carreras, José Cura, Raina Kabaivanska, Monserrat Caballé, Mirella Freni, Luciano Pavarotti. e direttori come Tullio Serafin, Antonino Votto, Herbert von Karajan, Victor De Sabata, Guido Cantelli, Carlo Maria Giulini, Peter Maag, Lorin Maazel, Riccardo Muti, Karl Böhm, Sir Colin Davies, Wolfgang Sawallisch, Zubin Mehta.

Tra i ricordi del celebre baritono c’è quello di un Elisir d’amore del 1957 con il Teatro alla Scala in trasferta a Johannesburg. La prima trasferta meneghina in Africa con il coro, l’orchestra e tutte le maestranze del teatro. Dirigeva il trentaseienne Guido Cantelli, pupillo di Arturo Toscanini. Panerai stimava molto il giovane maestro, apprezzandone il talento e la serietà. Purtroppo il 24 novembre di quell’anno Cantelli perse la vita con altri 32 passeggeri nell’incidente aereo verificatosi all’aeroporto parigino di Orly. Stava raggiungendo il suo Maestro a New York.

Panerai univa un innato senso del teatro e della recitazione a meticolosità studio e continuo approfondimento drammaturgico dei personaggi, mentre la sua duttilità vocale lo portava a interpretare ruoli molto diversi tra loro nel repertorio comico e serio, lirico e drammatico.

Giuseppe Di Stefano, Maria Callas, Rolando Panerai, Tito Gobbi,                                                     Nicola Monti e Tullio Serafin

Frequentò moltissimo il teatro mozartiano, diventandone un interprete di riferimento: il primo personaggio fu Masetto in Don Giovanni poi Guglielmo e Don Alfonso in Così fan tutte, Figaro delle Nozze di Figaro, Papageno nel Flauto Magico (la versione in italiano del 1973), e Leporello sempre in Don Giovanni.
Tutti questi personaggi Panerai ebbe la fortuna di approfondirli con direttori esperti in quel repertorio come Böhm, Cantelli, Kubelik e Karajan.

Lui stesso raccontava un aneddoto per il ruolo di Masetto, riportato da Elio Trovato in un’intervista:

 

[blockquote cite=”Rolando Panerai” type=”left”]«Nel 1952 ricevetti una telefonata dal Dott. Luigi Oldani, segretario generale del Teatro alla Scala. Mi chiedeva di cantare Masetto nel Don Giovanni di Mozart. La mia risposta fu no. Sapevo che se avessi accettato di cantare un piccolo ruolo, la mia carriera sarebbe continuata con piccoli ruoli. L’insistenza di Oldani e, soprattutto l’opinione del professor Riccardo Picozzi, mio primo regista allo “Sperimentale” di Spoleto, Mi spinsero ad accettare, ripetendomi che non ci sono piccoli o grandi ruoli ma piccoli o grandi cantanti. Molto a malincuore dissi di sì. Nuova telefonata di Oldani: «vieni a Milano perché il maestro Karajan ti vuole ascoltare». Mi crollò il mondo addosso. Avevo già cantato alla scala due opere dirette da De Sabata e diverse opere in altrettanti teatri. Mi sentii umiliato, proprio per questa piccola parte avrei dovuto sottostare a una produzione allo stesso modo di un qualunque studentello. Psicologicamente ero uno straccio. Arrivare a Milano di primo pomeriggio, mi ricarichi di corsa in Teatro. Mi presentarono al maestro Karajan che stava riposando dell’intervallo di una prova di orchestra. Mi chiese se avessi con me la musica. Non l’avevo. Non riuscimmo a trovare uno spartito di Don Giovanni ma facemmo ugualmente l’audizione. Andammo in “sala gialla”, si mise al pianoforte e a memoria cercò di suonare l’aria di Masetto. Dopo qualche battuta io attaccai e alla meno peggio riusciti a fare ascoltare la voce. Si alzò, mi tese la mano e mi disse: «Va bene, arrivederci». Tutto questo durò circa un minuto. Un minuto che è stato determinante per la mia carriera»[/blockquote]

Panerai ebbe un ottimo rapporto con Karajan, che riteneva un direttore straordinario per accompagnare cantanti perché garantiva un ottimo equilibrio fra orchestra e palcoscenico: «Se il cantante faceva un pianissimo, l’orchestra avrebbe fatto pianissimo. Karajan amava i cantanti». La loro collaborazione fu attiva dal 1953 al 1982, per Don Giovanni, Le Nozze di Figaro, Falstaff, Lucia di Lammermoor, Il Trovatore, La Traviata, Madama Butterfly e Bohème.

Panerai fu anche un ottimo interprete di Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini, Dandini nella Cenerentola, di Tobia Mill nella Cambiale di matrimonio e Isidoro nella Matilde di Shabran, di Dulcamara e di Belcore nell’Elisir d’amore. E ancora del dott Malatesta nel Don Pasquale, di Ford e successivamente di Sir John Falstaff nel Falstaff e di Gianni Schicchi, uno tra i suoi personaggi preferiti, con cui debuttò a Genova nel 1970 e che interpretò fino al 2006.
Ricordiamo anche il ruolo di Marcello nella Bohème, il console Sharpless nella Madama Butterlfly, il Michonnet nell’Adriana Lecouvreur e il Germont nella Traviata, suo primo ruolo verdiano con cui debuttò a Firenze nel 1947 e che interpretò anche nella versione cinematografica del 2000, sotto la direzione musicale di Zubin Mehta, una produzione diffusa in 125 paesi.

Il suo repertorio vantava ben 150 titoli tra cui opere e composizioni sacre che comprendono il Seicento (Claudio Monteverdi, Alessandro Stradella), il Settecento italiano (Pietro Auletta, Alessandro Scarlatti, Niccolò Piccinni, Baldassarre Galuppi, Giovanni Battista Pergolesi, Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa, Antonio Salieri) ed europeo (Georg Friedrich Händel, Christoph Willibald Gluck; Wolfgang Amadeus Mozart, André-Ernest-Modest Grétry). E quindi l’Ottocento italiano fino al Verismo (Luigi Cherubini, Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Saverio Mercadante, Giuseppe Verdi, Alfredo Catalani, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano) l’Ottocento francese (Hector Berlioz, Charles Gounod, Jacques Offenbach, Georges Bizet, Camille Saint-Saëns, Jules Massenet), l’Ottocento tedesco (Richard Wagner), l’Ottocento austriaco (Franz Schubert), e infine l’Ottocento boemo (Bedrich Smetana). Accanto a Giacomo Puccini, Ermanno Wolf-Ferrari, Francesco Cilea, Riccardo Zandonai, Ferruccio Busoni, Richard Strauss, Paul Hindemith, Benjamin Britten ed Ernest Block, nel suo repertorio novecentesco troviamo compositori quali Italo Montemezzi, Jacopo Napoli, Giancarlo Menotti, Ennio Porrino, Licinio Refice, Giacomo Setaccioli e Gaspare Scuderi.

Rolando Panerai, Gianni Schicchi

Ebbe la fortuna di lavorare a fianco di compositori importanti, delle cui opere fu interprete in “prima assoluta”: è il caso di Vesuvius di Franco Alfano del 1950, Le campane di Renzo Rossellini del 1959, Il calzare d’argento di Ildebrando Pizzetti del 1961, Era proibito di Luciano Chailly del 1963 e Ascesa e caduta della città di Mahagonnay di Kurt Weill del 1964.

Fu anche protagonista della prima opera registrata interamente dalla RAI nel 1954: il Barbiere di Siviglia di Rossini con la regia di Franco Enriquez e la direzione di Carlo Maria Giulini. Nello stesso anno registrò per la televisione La Bohème diretta da Nino Sonzogno e nel 1956 Un Ballo in maschera.

Va inoltre ricordata la storica produzione Karajan-Zeffirelli de La Bohème che andò in scena al Teatro alla Scala nel 1963 con il cast formato naturalmente da Panerai, da Mirella Freni, Adriana Martino, Gianni Raimondi, Gianni Maffeo e Ivo Vinco.
Questo spettacolo divenne un film: la parte musicale fu registrata a Monaco nel 1964, mentre la ripresa video fu effettuata a Cologno Monzese.

Dal 1972 Panerai affiancò alla carriera di cantante quella di regista. In quella vesta debuttò nel settembre del 1972 con Il campanello dello speziale di Donizetti, a cui seguirono altri titoli come Gianni Schicchi nel 1984 (che riprese più volte fino alla versione del 2019 al Carlo Felice di Genova), La Bohème nel 1984, Madama Butterfly nel 1997 e Il matrimonio segreto nel 2004.

Nel 2004 celebrò il suo ottantesimo compleanno interpretando Don Alfonso in Così fan tutte a Firenze e si esibì nel 2011, a 87 anni, nella duplice veste di cantante e regista ne Il Campanello e nel Gianni Schicchi.

Tra le numerose registrazioni discografiche (EMI, Decca, Deutsche Grammophon, Cetra e molte altre) spiccano titoli e collaborazioni con i più importanti interpreti del panorama artistico internazionale, a partire dal primo disco con la Columbia Voce del Padrone, I Puritani del 1953 insieme a Maria Callas, Giuseppe Di Stefano, Nicola Rossi Lemeni, il Coro e l’orchestra del Teatro alla Scala e la direzione di Tullio Serafin.

Numerosi sono stati i riconoscimenti per la sua lunga carriera e molti gli artisti che hanno ricevuto da lui consigli e insegnamenti preziosi.
«La sua vitalità era sconfinata, il suo senso di teatro infallibile, la sua curiosità ineauribile. Era amatissimo dalla nuova generazione dei cantanti perché si comportava sempre come collega che vuole condividere la propria esperienza, esercitando su di loro un magnetismo unico», ricorda Vivien Hewitt, la regista che ha collaborato per molti anni con lui: «Chiedeva all’artista di guardarsi dentro per cercare le soluzioni tecniche e per trovare il cuore di ogni personaggio. Era un esempio di vita: disciplina assoluta, rigore, riservatezza e umorismo».

Se il ricordo dell’artista resta indelebile con le registrazioni preziose della sua voce, nel cuore rimane il suo sorriso, il garbo da gentiluomo che metteva subito l’interlocutore a proprio agio, e soprattutto la luce che Rolando sprigionava dagli occhi: gli occhi di chi ha visto un’epoca.

Nicola Guerini

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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