Molto più… di una nota in più

Che cosa si prova quando ci si prepara per un concerto con la propria orchestra? Ci si sente elettrizzati, confusi, emozionati, appagati, realizzati. Ma cosa  si prova se l’orchestra in questione è stata protagonista di un video diventato virale, con oltre due milioni di visualizzazioni sul web? Deve essere una sensazione speciale, perché speciale è l’orchestra di cui stiamo parlando.

Autore: Giulia Cucciarelli

20 Settembre 2017
https://www.youtube.com/watch?v=e5TtBFuv7mI

L’avrete visto anche voi, magari distrattamente, il video di quel concerto all’interno di un ospedale. Si tratta di un’esibizione dei ragazzi dell’, associazione “La nota in più”e fa parte di un progetto ben più grande, quello della Musicoterapia Orchestrale. Cos’è la Musicoterapia? E’ un programma terapeutico che va molto oltre l’idea di affrontare lo stress grazie alla musica. Non è certo una tecnica new-age, né una moda: è uno strumento per avvicinarsi in maniera non-verbale a persone affette da disturbi di varia natura, che permette, grazie al suono, di sviluppare le potenzialità dell’individuo ed aprire un canale emotivo tra il paziente ed il terapeuta. 

Già dalla prima metà del Settecento si registrano i primi esperimenti, mentre in Italia arrivò nel 1843, quando lo psichiatra Biagio Miraglia, dirigente del Reale Morotrofio di Aversa -ovvero il primo ospedale psichiatrico italiano- abbandonò i mezzi coercitivi dopo aver capito che ogni malato sentiva il bisogno di riconoscersi come parte di un gruppo, di avere uno scopo. Cominciò così ad utilizzare l’arte, specialmente musicale, per mettere in scena spettacoli che suscitarono l’interesse persino di Alexandre Dumas padre. La medicina tradizionale non riconosce ancora la musicoterapia come medicina effettiva, ma ne raccomanda fortemente l’uso in determinate situazioni: una su tutte, l’autismo, la patologia che tende a far escludere qualsiasi comunicazione con l’esterno. Il progetto “La nota in più” nasce nel 2004 proprio all’interno dell’Associazione Spazio Autismo di Bergamo, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale e il Comune di Bergamo. Nel 2005 cominciano i primi corsi di Musicoterapia Orchestrale: il metodo, ideato nel 1985 dal mons. Pierangelo Sequeri, musicista e compositore, consiste nell’inserire le persone in gruppi musicali da camera o sinfonici, utilizzando partiture appositamente semplificate. Le prime esibizioni fanno subito centro, e le iscrizioni aumentano, fino a formare nuovi gruppi di percorso triennale, arrivando nel 2008 alla nascita della prima Orchestra Sinfonica. Negli anni l’Orchestra acquisisce un repertorio sempre più articolato e si allontana poco a poco dai confini della provincia. Vedono la luce altre formazioni: nel 2011 prende il via l’Orchestra d’Archi, e nel 2012 l’Orchestra Sinfonica Junior.

E’ bastato mettere in rete il filmato di un’esibizione all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per sommergere gli operatori di articoli e richieste di interviste: in pochi giorni non si parlava d’altro, tutte le testate dedicavano spazio al piccolo miracolo bergamasco.

Abbiamo raggiunto telefonicamente la coordinatrice Silvia Gazzola, che dirige l’Orchestra nel video virale.  Le chiediamo subito se ci si aspettava questo risultato: “Il successo del video ha stupito anche noi –risponde- non avevamo mai provato a diffondere una nostra esecuzione su Youtube ed è stata una scommessa. Siamo consapevoli del valore del nostro progetto e dei risultati che sappiamo raggiungere, ma non credevamo davvero di ottenere una tale popolarità“.

Entriamo nel merito della didattica, e chiediamo a Silvia come avviene la formazione di un orchestrale “speciale”. “La proposta che noi facciamo a tutti i nostri iscritti, applicando il metodo Esagramma Onlus di Milano di cui siamo centro satellite, consiste in un corso triennale di Musicoterapia Orchestrale (MTO) in cui i ragazzi si avvicinano alla musica colta in modo graduale, lavorando in piccoli gruppi. Nel corso dei tre anni le richieste si fanno sempre più complesse in termini di repertorio, di attenzione, di competenza tecnica e musicale. Durante il primo anno i brani sono più brevi e non troppo complessi dal punto di vista formale; nel secondo si affronta un repertorio in forma di suite e al terzo anno si arriva ad affrontare la sinfonia. Nel corso degli incontri i partecipanti tutti, compresi gli operatori, cambiano strumento ad ogni brano; in questo modo hanno la possibilità di sviluppare competenze e sensibilità diverse, collegate alle diverse caratteristiche specifiche del singolo strumento. Al termine del percorso il nostro musicista, insieme all’equipe, sceglierà lo strumento d’elezione tra quelli che nel corso del triennio hanno maggiormente incontrato le sue preferenze e con il quale ha ottenuto i migliori risultati. Quando il musicista speciale fa il suo ingresso in orchestra, parallelamente alle prove segue per due anni un percorso di approfondimento della tecnica dello strumento scelto, seguito da un docente specifico.” 

Approfittando della disponibilità di Silvia, cerchiamo di capire qual è la difficoltà più grande incontrata durante le prove: Le difficoltà maggiori solitamente le incontriamo nei gruppi di Musicoterapia Orchestrale e sono legate alla difficoltà di attenzione e di concentrazione. Quando si entra in orchestra, l’abitudine al lavoro è quasi sempre un obiettivo già conseguito. Sicuramente in orchestra aumentano i tempi di concentrazione e di studio dello stesso brano; la qualità delle richieste musicali e attentive cresce per cui, soprattutto nei musicisti speciali meno esperti, ci sono dei momenti in cui dobbiamo alleggerire le pretese, o fare una piccola pausa per permettere a tutti di ritrovare la necessaria concentrazione. Ma i nostri musicisti acquisiscono in poco tempo una professionalità, sia in prova sia sul palco, che ci stupisce ogni volta“. 

In termini pratici, come cambia la vita di tutti i giorni di chi segue un programma di musicoterapia? “Abbiamo continuamente riscontri di crescita dell’autostima- assicura Silvia Gazzola – della capacità di attenzione e concentrazione, nonché maggior adesione alle regole di gruppo e di lavoro. Questi riscontri li abbiamo dai genitori dei ragazzi stessi ma anche dai loro insegnanti, educatori e operatori con cui svolgono altre attività. Inoltre siamo convinti che chiunque si avvicini alla musica in modo attivo e consapevole tragga enormi benefici in termini  personali ed emotivi, ma anche cognitivi e culturali. Per noi vuol dire avere una marcia in più, una Nota in più, per affrontare la vita di tutti i giorni. ”

Ora qual è il prossimo obiettivo? “Speriamo di poter portare la nostra musica in tutta Italia, e perché no, anche all’estero! Inoltre vorremmo poter offrire l’opportunità di crescere con la musica ad un numero sempre maggiore di persone con difficoltà. Questa volontà si scontra però con questioni di carattere economico che ci impediscono di estendere maggiormente l’offerta dei corsi MTO. Speriamo che persone, aziende ed Enti sensibili prendano a cuore il nostro progetto e sostengano stabilmente la nostra attività. Il Comune di Bergamo, l’Ufficio Scolastico Provinciale e alcune fondazioni bergamasche già ci aiutano con grande sforzo, ma questo purtroppo non è ancora sufficiente.

Sono dunque sempre gli stessi ostacoli che intralciano la via: la burocrazia e la mancanza di fondi non risparmiano nemmeno le orchestre speciali. Ma è proprio qui che è d’aiuto l’ottava nota: secondo il video la nota in più è quella della speranza, della solidarietà, della condivisione e l’armonia di un risultato d’insieme, ma potremmo aggiungere il coraggio, la voglia di fare, l’intraprendenza, lo spirito d’iniziativa e l’innovazione. Ovviamente non si può che augurarci che l’attenzione verso questo genere di progetti non si spenga mai, e che le istituzioni riconoscano nella cultura non un fardello, ma una chiave per uscire dal vicolo cieco della crisi, dove per crisi non si intende (solo) quella economica. D’altronde, un certo Ludwig Van Beethoven soleva dire: “Suonare una nota sbagliata è insignificante, suonare senza passione è imperdonabile”. Cosa si intenda per passione è una questione che va avanti da secoli, di sicuro non si insegna, ma qualunque cosa sia, ai ragazzi di Bergamo non manca.

Giulia Cucciarelli

 

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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