Da Woodstock al Salento: Soundpainting!

Lo scorso Sabato 26 agosto ho avuto la fortuna di prendere parte ad una performance musicale tanto stravagante quanto divertente e costruttiva, per il pubblico e per gli interpreti coinvolti.

Autore: Gabriele Toma

18 Settembre 2017
L’associazione culturale jazz “Bud Powell” di Maglie, cittadina nel cuore del Salento, ha infatti radunato gli strumentisti più disparati guidati dal M° Angelo Urso per una conduction di Soundpainting.

Cos’è il Soundpainting?

Questa tecnica, denominata anche “l’arte della composizione istantanea”, fu inventata dal compositore newyorkese Walter Thompson che, dopo aver frequentato alcuni anni il Berklee College of Music, si trasferì nella casa estiva della sua famiglia a Woodstock (NY) nel 1974, affiancando allo studio della composizione anche quello della danza. Il fermento culturale della cittadina, agli onori della cronaca per lo storico Festival tenutosi cinque anni prima, era notevole: la Creative Music School (CMS), fondata da Karl Berger e Ornette Coleman proprio a Woodstock, era fonte di ispirazione per innumerevoli musicisti, anche grazie alle masterclasses tenute da Maestri del calibro di John Cage, Ed Blackwell, Carlos Santana, Don Cherry, Anthony Braxton e Carla Bley, che culminavano immancabilmente con performances dal vivo degli studenti.

Durante la prima estate Thompson organizzò sessioni di jam con questi studenti e formò la sua prima orchestra – 22 musicisti e 7 ballerini, che improvvisavano sul materiale musicale –  con cui tenne 3 concerti alla Kleinert/James Gallery di Woodstock. Il suo lavoro con l’orchestra verteva su composizioni comprendenti sezioni di improvvisazione a forma aperta: fu in questi giorni che nacquero i primi gesti del Soundpainting.

Nel 1980 Thompson si trasferì a New York e formò la Walter Thompson Orchestra, cui insegnò alcuni gesti di quel linguaggio che sessione dopo sessione andava espandendosi. La risposta degli orchestrali e del pubblico fu tale da incoraggiare il compositore ad ampliare il suo vocabolario. Dopo alcune ritrosie da parte del Maestro nell’insegnare ad altri il proprio codice, uno dei suoi orchestrali, Todd Reynolds, lo convinse finalmente a divulgare la sua tecnica: fu così che il Soundpaintig iniziò a diffondersi in giro per il mondo, fino a giungere in Italia attraverso il M° Nino Locatelli, allievo diretto di Thompson, e nella fattispecie in Salento, ad opera del M° Angelo Urso, allievo a sua volta dello stesso Locatelli.

Linguaggio del Soundpainting

Questo linguaggio arriverà nel tempo a contare oltre 1500 gesti diversi attraverso i quali il Soundpainter indica ad uno o più performers (musicisti, ballerini, attori ma anche addetti ad effetti multimediali) chi deve “creare” cosacome e quando attraverso istruzioni specifiche o aleatorie. Il gruppo, con le sue risposte, influenza a sua volta le reazioni del conduttore, dando luogo ad una improvvisazione strutturata in tempo reale. Talvolta il Soundpainter sa che cosa riceverà dagli artisti, talvolta no: compone in base a ciò che succede nel momento, cercando di valorizzare i singoli interpreti e di mantenere al contempo una certa fluidità musicale complessiva.

Benefici del Soundpainting

Praticare Soundpainting (almeno come interprete) non necessita obbligatoriamente di competenze musicali approfondite, né di straordinarie abilità esecutive, e ciò lo rende accessibile a musicisti di ogni livello. Addirittura, a livelli base, viene praticato con successo anche da prescolari e da persone affette da deficit particolari, con enorme beneficio psicofisico. Combinando infatti diverse modalità comunicative (verbali, visive, uditive e cinestetiche) il Soundpainting risulta un’esperienza olistica, trasversale, capace di coinvolgere studenti di tutte le età all’interno del processo creativo, nel rispetto delle diverse personalità e sensibilità. A differenza dell’apprendimento monotematico, il Soundpainting attraversa i confini, attingendo ai più svariati serbatoi di esperienze musicali e non; come riporta il sito ufficiale

mediante poi la figura del Soundpainter la creatività innata degli interpreti viene estratta e sviluppata in modo costruttivo in un formato di apprendimento esperienziale che permette agli studenti di conoscere meglio se stessi e il mondo in cui vivono, favorendo l’interazione con il prossimo.

L’aspetto veramente interessante è che il risultato sonoro è sempre un’incognita, ed è frutto diretto dell’alchimia tra i membri dell’ensemble e il direttore: l’aggiunta di un nuovo membro o strumento può far cambiare del tutto direzione alla composizione, e le singole esperienze e competenze musicali degli esecutori possono mixarsi dando esiti inaspettati. Ecco che può succedere che dei tremoli di cluster del pianoforte creino il giusto tappeto sul quale le cantanti improvvisano in stile tribale, che la ripetizione di un pattern tratto dal brano di Satie La belle excentrique ispiri un’improvvisazione grottesca in stile campagnolo, in cui al comando “Uso non convenzionale dello strumento” si evocano bucolicamente versi di animali, oppure che l’irruzione di un riff metal rompa qualsiasi ulteriore barriera musicale!

Per il suo rapporto diretto col suono, materia prima della musica, e con le infinite possibilità di costruzione e invenzione l’improvvisazione offre strumenti nuovi e unici ad ogni livello della pratica musicale, ha perciò senso praticarla all’inizio dello studio della musica così come in stadi successivi proprio per la sua capacità di rinnovare il rapporto con il proprio strumento. Per i lettori pianisti ricordo che anche il grande didatta Czerny, i cui metodi sono tra i più studiati, raccomandava di praticare regolarmente l’improvvisazione.

Considerazioni personali

Parlando da pianista di formazione “classica” posso dire che questa esperienza mi ha permesso di affrontare l’esibizione in modo molto più “easy”, e di dare spazio ad una visione processuale della musica, nonché di sbloccarmi dal punto di vista espressivo: sicuramente implementare questo tipo di esperienze all’interno dei conservatori potenzierebbe l’educazione musicale nella sua totalità e arricchirebbe molto studenti e docenti, con il risultato di un innalzamento del livello di creatività. Posso inoltre testimoniare che quando il pubblico assiste al processo creativo in tempo reale e vi prende emotivamente parte, collegando i gesti del Soundpainter al risultato sonoro, è più propenso ad accogliere le sonorità aleatorie e “disarmoniche” che spesso si vengono a creare. Chissà, può essere una strada interessante per sensibilizzare gli ascoltatori e abituarli ad accogliere anche gioielli di musica sperimentale che diversamente resterebbero quasi solamente appannaggio degli addetti ai lavori.

Qui di seguito si propone un estratto della performance tenutasi, come già detto, lo scorso 26 agosto a Maglie ad opera dell’Associazione Culturale Jazz “Bud Powell”. Buon Soundpainting!

https://www.youtube.com/watch?v=iRYkDOBJDrs

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Articoli correlati