Cinque ascolti per incontrare Schubert

Qualche spunto di ascolto per avvicinarsi al grande compositore viennese.

Autore: Filippo Simonelli

31 Gennaio 2016

Fare un best of, una compilation di brani irrinunciabili è di per se un compito ingrato. Eppure lo sforzo di radunare una selezione di pezzi da ascoltare per conoscere un compositore è uno sforzo necessario, specie per “facilitare” il compito a chi inizia ad esplorare il mondo della classica. Oggi è il turno di Franz Schubert, che nasceva 219 anni fa a Vienna. L’enfant prodige austriaco, noto al grande pubblico per i suoi lieder, ha lasciato solchi profondi anche nella musica strumentale, spaziando dalle sonate per pianoforte alle sinfonie passando per la musica da camera e la musica sacra.

Questa naturalmente non è una classifica, non segue alcun criterio etnico o di importanza storiografica. L’unico punto fermo è il gusto personale e la passione per la musica dell’autore del Winterreise. Quindi sentitevi liberi di migliorarla e aricchirla.

Quartetto n.14, D810 “La Morte e la fanciulla”

Il celebre quartetto prendere il nome dall’omonimo lied  D531, venne composto da Schubert nel 1823, in un periodo di grande difficoltà. Il musicista era senza risorse economiche, aveva visto la propria opera Fierabras rifiutata e iniziava a subire i primi sintomi del male profondo che lo avrebbe portato alla morte prematura nel 1827. In questo quartetto dall’andamento mesto, Schubert racchiude tutta la propria frustrazione, quella di un uomo “i cui più profondi desideri sono finiti in polvere […] il cui entusiasmo per la bellezza sta rapidamente svanendo”.

Eppure la performance del quartetto italiano, per quanto struggente e a tratti macabra, ci regala attimi di bellezza che avrebbero confortato lo stesso Schubert.

Per i più curiosi consigliamo anche l’arrangiamento orchestrale di Mahler!

La sinfonia “Incompiuta”, (8) D759

La sinfonia incompiuta di Schubert è forse il brano che più di tutti esemplifica la sofferenza del compositore, costretto ad abbandonare a metà forse la più riuscita delle sue creazioni sinfoniche. Eppure proprio la tensione drammatica generata fin dalle prime note dei bassi del primo movimento, la successione drammatica di crescendo che popolano gli unici due movimenti completi di questo gioiello costituiscono al meglio il testamento dello Schubert sinfonista, assieme alla Sinfonia Grande. Daniel Harding, commentando questa sinfonia, dirà che è completa così com’è. Non è possibile pensarla in altri modi. Come dargli torto?

http://www.youtube.com/watch?v=tQy6WhGeUfA

La “Grande Sinfonia”, D954

Anche la “Grande”, ultima sinfonia compiuta di Schubert, si può considerare opera postuma. Schubert stesso non ebbe opportunità di ascoltarla in vita, vista la difficoltà esecutiva per gli strumentisti dell’epoca e la enorme mole sonora, eguagliata solo dall’Eroica. Dobbiamo ringraziare la tenace pazienza di Schumann se oggi le nostre orchestre possono deliziarci con questa meraviglia. Fu proprio il compositore delle Kinderszenen a ritrovare lo spartito originale nel 1839, accantonato da Schubert a casa del fratello.

Eppure l’eredita di questa vivace e possente sinfonia in Do Maggiore lascierà un’eredità profonda presso i posteri, diventando il modello, ad esempio, di un certo Anton Bruckner.

http://www.youtube.com/watch?v=kNocKxKd8-I

Sonata per pianoforte in La Maggiore D959

La D959 fa parte del gruppo delle ultime tre sonate per pianoforte composte da Schubert poche settimane prima della sua morte, in una condizione pressoché incredibile. Il compositore, ridotto ad uno straccio dalla malattia, concentrò tutte le energie residue per comporre le sue ultime sonate senza neppure il supporto del pianoforte, che non aveva più in caso da parecchio tempo. La sonata in La Maggiore è forse la più pionieristica delle composizioni per tastiera di Schubert. Nonostante sia costituita su una base armonica piuttosto povera, offre la possibilità al febbricitante Schubert di sperimentare mezzi che sarebbero risultati innovativi anche un secolo dopo, e oltre. Il modello rimane Beethoven, ma la sperimentazione schubertiana lo porta ad usare coraggiose ed innovative modulazioni e scelte armoniche che persino il maestro di Bonn non aveva mai osato. L’effetto, neanche a dirlo, è sconvolgente per l’ascoltatore moderno, figurarsi per il pubblico viennese.

Sonata D821 Per pianoforte violoncello “L’arpeggione”

L’arpeggione, prima di essere il titolo della Sonata di Schubert, è il nome di un insolito strumento inventato dal liutaio viennese Johann Georg Staufer nel 1823. Lo strumento era un ibrido tra chitarra e violoncello, e per promuoverlo venne chiesto a Schubert di comporre una  sonata da accompagnare al pianoforte. Oggi dello strumento arpeggione è rimasto poco più che un vago ricordo e un interesse antiquario, mentre la sonata di Schubert viene regolarmente eseguita da pianoforte e violoncello, o anche da brillanti arrangiamenti che riescono ad includere la chitarra, restituendo così forse all’ascoltatore l’intento originario di Staufer.

Filippo Simonelli

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Written by Filippo Simonelli

Fondatore di Quinte Parallele, Alumnus LUISS Guido Carli, Università Cattolica del Sacro Cuore e Conservatorio di Santa Cecilia

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